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Mettere like su Instagram è un nuovo codice

Instagram @nametag

Instagram, il social network visual più in auge tra i giovani, oggi mi ha aperto un mondo che avrei preferito non conoscere.

Mettere like su Instagram originariamente era un semplice modo per comunicare a colui/colei che postava l’immagine che quel post ci piaceva.

Oggi per la generazione dei Millennials e le successive mettere like su Instagram è un nuovo codice,  un vero e proprio modo di comunicare.

Se utilizzate Instagram come me a questo punto vi starete ponendo una domanda: cosa significa mettere like su Instagram?

Ebbene, la risposta è che “ci state”.  A far cosa?  Beh, ovvio… a iniziare una conoscenza a scopo “amoroso” alla persona del sesso opposto a cui avete messo il like.

Vi sembra incredibile? Vi assicuro che purtroppo non lo è.

Il sesso femminile è quello maggiormente sotto attacco nel territorio di Instagram, quindi attente a mettere un like a una persona del sesso opposto soprattutto se siete felicemente accompagnate perché potreste incappare in personaggi convinti che è ora di partire alla conquista.

In realtà non ho scoperto questa pratica stamane, ma ne ho avuto la conferma e scoprire quali ragionamenti stanno dietro ai ragazzi che usano il Like tattico mi ha fatto venire i brividi, catapultandomi nel primo Dopoguerra.

Questa mattina ho visto che un ragazzo sulla trentina aveva iniziato a seguirmi e sono andata a vedere il suo profilo. Un ragazzo apparentemente normale, a cui piace viaggiare, con degli scatti bellissimi di luoghi altrettanto fantastici ed ho avuto la malsana idea di cliccare sul cuoricino di quei post incantevoli.

Dopo poco ricevo un messaggio in chat dal ragazzo Z, lo chiamerò così per non violare la sua privacy e spiegarvi l’accaduto perché rappresenta il linguaggio “in codice” di intere generazioni.

Z mi scrive solo: “Ciao!”.  Io non conoscendolo, ma vedendo che avevamo un contatto comune e svolgendo il lavoro di Social media marketing manager, clicco due volte sul cuoricino.

Mi sembrava banale rispondere con lo stesso vocabolo, inoltre mi è già accaduto parecchie volte di ricevere immagini hot dopo la risposta ad un semplice saluto, per cui ci vado coi piedi di piombo.

Z quindi mi scrive se so solo mettere like oppure posso anche parlare, quindi lo saluto spiegandogli quel che ho scritto qui sopra e lui sosteneva di non essere un personaggio simile e di voler solo far due chiacchiere, chi mi ha già scritto sa bene che uno scambio di battute non lo nego a nessuno, nonostante non sia single perché per me rientra nella buona educazione.

Appurato che Z non era un maniaco iniziamo a scambiarci qualche informazione sul contatto in comune, lo sport, le arti marziali e il lavoro.

Poi scatta la domanda che ha completamente sconvolto tutta la conversazione.

Z: sei single?
Io: No, sono felicemente accompagnata e conviviamo da anni.

Z si arrabbia e mi dice che non gli interessa conoscere donne per amicizia, che di amici ne ha già tanti nella vita reale, che io non porto rispetto al mio fidanzato e che se la sua fidanzata si permettesse di comportarsi come me l’avrebbe “mangiata”.

Io, a questo punto shockata da questa affermazione, ma curiosa di capire sino a che punto sarebbe stato in grado di giungere, cerco di spiegargli che non vedo nulla di male nel parlare del più e del meno con lui anche se è un maschio e che conoscere persone nuove può arricchire la nostra vita con esperienze differenti.

Z non capisce, ha smesso di ascoltare e mi dice che non sono nessuno per dargli lezioni di vita, che se il mio fidanzato mi permette cotanto siamo una coppia aperta e poi insinua che sono una donna frustrata e che visto che il mio lui non compare mai sul mio account Instagram significa che non esiste.

Appurato che Z non comprenderà mai il mio modo di vedere le cose, lo ringrazio per la conversazione e lo saluto.

Questa conversazione con Z mi ha confermato le cose che avevo già sentito in tal proposito. I ragazzi delle generazioni precedenti alla mia vivono i social in un modo del tutto fuori contesto.

Perché mai una ragazza non potrebbe parlare on line o off line con un ragazzo?

Qual è la loro concezione di rispetto per la donna e più in generale per le persone?

Questi ragazzi non conoscono gli strumenti che utilizzano e li usano male, partendo dalla propria insicurezza cercano di avere una fidanzata di “proprietà esclusiva” che non deve aver contatti con altri maschi senza la sua presenza, pena la violenza verbale ( spero).

Questi giovani sono tornati ad una mentalità chiusa, ottusa, ignorante, malsana, come quella che le donne vivevano nel primo Dopoguerra.

Come è possibile?

Non sono una sociologa e nemmeno una psicologa, ma cerco di analizzare la società che mi circonda e sentire ragazzi di 30 anni parlare da “padri-padroni”, in nessun modo atti ad ascoltare mi spaventa perché é un’involuzione della specie.

Io che parlo, studio e lavoro con i social network, la tecnologia da quando sono nati resto immobile di fronte a tanta ignoranza, arroganza e mi chiedo che fine faremo quando dovremo passare loro il testimone?

Non voglio in nessun modo generalizzare, ma prima di scrivere questo post ho fatto delle ricerche in google che mi hanno messa di fronte a ricerche evidenti su questo modo di fare e ho trovato una parodia della cosa in un video degli Actual che vi lascio qui sotto per farvi una risata dopo aver riflettuto su questo nuovo mood che non ha lati positivi.

 

Concludendo, da donna, mi sento offesa e impotente di fronte a queste generazioni di maschietti che non sanno neppure quanto valga la parola Rispetto e che questo è alla base di ogni tipo di rapporto. Le donne non sono inferiori a nessuno e devono poter essere libere di esprimersi in ogni forma per dare il meglio di sé.

Sarei felice di sapere il vostro pensiero, di leggere le vostre esperienze qui sotto nei commenti, ricordandovi che il “male” non sono i social in quanto strumenti, ma il modo errato in cui vengono utilizzati da persone poco intelligenti.

#beaware

4 comments

Nulla da aggiungere all’analisi socio/psicologica sull’uomo moderno. Ma ci possiamo anche concentrare sulla simbologia.
Diciamo che questo simbolo: ❤ da svariati millenni e per innumerevoli culture significa una cosa ben precisa e una soltanto. E non è “mi piace” ma, casomai, “mi piaci”.
Poi qualcuno ha deciso che il significato doveva cambiare, diluirsi in un più generico apprezzamento e forse ad adattarsi ci vorrà tempo. Del resto, se al posto del cuore avessero originariamente scelto un cono gelato, il messaggio sottinteso non sarebbe forse stato “ci prendiamo un gelato?”.
I simboli sono immagini potenti, sono il riassunto estremo del nostro pensiero e l’espressione in un carattere di un sentimento, di un’intenzione, di un messaggio appunto.
Io, da uomo, posso dire che ancora mi emoziono se una donna mi lascia un ❤. Ma io ho 30 anni e quel simbolo significa una cosa soltanto. Noto invece che per i cd. millennials (almeno quelli che conosco io) il significato dei simboli sta gia cambiando: cuori, baci, abbracci come fossero in saldo.
Non vedo la situazione così drammatica dal punto di vista della comunicazione: vedo il dramma che sempre subiscono le generazioni “di mezzo”.

Grazie Damiano per aver lasciato il tuo commento. Trovo estremamente bello e nobile il tuo pensiero. Diciamo che la comunicazione digitale con le emoji ha stravolto quella pregressa, apportando molta “leggerezza” al significato della simbologia prima del loro avvento. Mi hai dato lo spunto per un nuovo post in cui trattare le emoji, il loro significato e la corretta netiquette per una comunicazione efficace ad oggi. Hai notato quanto le ultime emoji che ritroviamo nella tastiera del nostro smartphone riescano a “parlare” di noi?

Ho letto attentamente il tuo post e credo di poter commentare qualcosa. La tua visione non è opposta alla mia, ma forse figlia di un momento di rabbia/sincerità che ti ha spinto, in effetti, a vedere soltanto una faccia della medaglia. Potrei dire una cavolata, ma mi sembra che questo atteggiamento da parte del maschio di turno che tu hai descritto non sia, come tu affermi, di tendenza, ma vada invece controcorrente. Difatti, facendo quel discorso, egli si è “sbugiardato”, divenendo, di fatto, onesto. Prova ne è, in questo caso, che tu sia qui a criticarlo. Lungi da me dire che questo sia un pregio, vorrei invece sottolineare che lui, mostrando questo difetto, rivela di essere una vittima del sistema. In quel momento, lui è posto in una situazione in cui, per avere un contatto “umano” deve ricorrere al modo tecnologico, che però ha chiaramente i suoi effetti collaterali. Una scarsissima possibilità di comunicare chi si è e le proprie intenzioni finendo per essere categorizzato in uno dei caratteri che la persona che vede (cioè tu in questo caso) ha inevitabilmente in testa. Chiaramente il suo non è un comportamento intelligente, e hai senz’altro ragione a dire che non ha (abbiamo) gli strumenti per gestire il mezzo tecnologico, tuttavia il suo comportamento ricorda di più quello di un criceto che è stato messo a girare in una ruota… È un po’ un coglione, ma non è tutta colpa sua. Purtroppo, in questo caso, per cause di forza maggiore, la responsabilità è in chi vede e giudica. Ovvero, in te. So che è una brutta visione, ma tu adesso che hai capito il fenomeno sei l’unica a poterci porre rimedio. D’altra parte, una critica aspra non farebbe che rafforzare ulteriormente il malcontento delle due parti. L’offesa e il linguaggio rude di lui potrebbero, ad esempio, essere visionati come atti di disperazione da parte sua, perché, effettivamente quando scrive non ha modo di comunicare veramente ciò che vuole e quindi si abbandona a certe dichiarazioni. Importante secondo me individuare i punti in cui lui o gente come lui sbaglia e in cui invece è degna di compassione (che brutta parola…). Se ne potrebbe parlare per ore di questa cosa, io e te, su questo sito, ma se lo facessimo questo lungo articolo che hai scritto altro non servirebbe che a farti ascoltare dai pochi (me in questo caso) che sono già dalla tua parte, e che lo sarebbero comunque, anche senza scrivere niente. Risultato che io considero invece degno di nota è il riuscire a guardare oltre l’errore, vedendo l’umanità che ci sta dietro e accogliendo quella, più che spingere il resto, anche, se si vuole, veicolano il messaggio che si intende passare. Soltanto in questo modo è possibile cogliere anche la nostra umanità e capire che anche la nostra abilità comunicativa ed empatia è passibile di miglioramento, di crescita. Tutto sommato, penso alla fine di aver detto qualcosa di positivo, a discapito di ciò che credevo potessi fare prima di scrivere il mio lungo messaggio.

Ciao Bernardo, ti ringrazio per aver letto con attenzione il mio post “sfogo” e per il tuo lungo commento, che offre una visione alternativa del tutto rispettabile. Sono perfettamente d’accordo con te per quanto riguarda il miglioramento costante della nostra abilità comunicativa affinché divenga il più efficace possibile. Per quanto riguarda il risvolto umano, sono la prima a vedere dietro a ogni utente del web e delle varie piattaforme il lato umano che vi sta dietro e cerco in ogni modo di pormi in modo da mettere a suo agio l’interlocutore per far comprendere, ma in questo caso mi è stato detto espressamente che Z non aveva bisogno di “lezioni di vita” quindi non è stato in alcun modo possibile interagire in modo sano e far vertire la conversazione a uno scambio costruttivo. Il vero problema è che abbiamo tanti strumenti e piattaforme per “socializzare”, ma manca completamente l’educazione digitale, che consenta a ciascuno di usare correttamente lo strumento che ha a disposizione e questo è un vero peccato. In questo periodo storico, molto più che in altri sui social c’è rabbia, violenza, cattiveria, figli della mancata educazione al digitale, della frustrazione e del fatto che essendo dietro a uno schermo non ci si assume la responsabilità delle proprie azioni e si finisce, nella migliore delle ipotesi, di mancare di rispetto al prossimo e questo ha un impatto nella vita reale. Perdonami se mi sono dilungata, ma il web potrebbe essere un luogo migliore se solo ciascuno di noi ci mettesse la sua parte di “buono”. A presto. Annalisa

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