In questo articolo ti racconto una storia vera, che mi è accaduta la scorsa settimana perché è giusto conoscere il mondo del web in tutte le sue sfaccettature anche quelle negative come lo Scam, o truffa, per sapersi difendere e non considerarsi stupidi per averci creduto.
Siamo in un periodo storico in cui la ricerca di lavoro è un tema molto sentito e il Social Media nato per l’incontro tra domanda e offerta anche per i liberi professionisti è Linkedin, quale terreno di caccia migliore per i truffatori che fanno leva sulle nostre temporanee fragilità?
E’ così che compaiono le prime offerte di lavoro false su Linkedin e che ora dilagano, ma possiamo tutelarci se sappiamo come funziona e cosa fare se ci troviamo faccia a faccia (virtualmente) con il truffatore di turno.
In questo decennio sono sempre rimasta aggiornata sui pericoli della rete e mai avrei pensato di poter esser presa per il naso, eppure ti assicuro che l’offerta di lavoro era davvero credibile.
Vengo contattata da un utente di Linkedin con un profilo di tutto rispetto e completato nei minimi dettagli, che dopo avermi scritto in inglese che aveva trovato il mio profilo interessante, che era il proprietario di uno store in California, avrebbe voluto fare delle META e Google ADS, di rispondere per maggiori dettagli nel caso in cui fossi interessata.
Per prima cosa sono andata a guardare il suo profilo Linkedin perché ovviamente non mi tornava che dagli Stati Uniti contattassero un’italiana e proprio me come marketer. Come ti ho già accennato prima, il suo profilo era perfetto, era il proprietario di uno store con tanto di sito internet ufficiale e affidabile e social media connessi ad esso assolutamente veritieri e verificati, l’unica eccezione era che non risultavano sue pubblicazioni da molto tempo su Linkedin, ma non è la prima volta che mi accade, in quanto ci sono utenti che lo utilizzano solo quando gli è necessario.
Mi sono detta: “Ok, vediamo cosa mi dice”.
Ringraziandolo gli ho risposto che lo ringraziavo per il contatto e gli chiedevo di fornirmi ulteriori informazioni sulla sua offerta di lavoro e mi ha risposto che era il proprietario dello store negli Stati Uniti, che avevo già visto sul suo profilo, scrivendomi il link e che necessitava di un freelance che si occupasse di farlo crescere.
Non ho cliccato sul suo link (pratica ormai appresa nel tempo, mai cliccare su un link sospetto), ma gli ho risposto che avevo già visto il suo store e mi chiedevo perché negli USA non aveva trovato la persona che facesse al caso suo.
Mi risponde che aveva lavorato con quattro freelancers e che non si era trovato bene perché gli erano costati troppo e non avevano prodotto risultati, quindi voleva provare una nuova strada e mi ha inviato i documenti con la reportistica di questi freelance con un altro link che nuovamente non ho aperto.
Gli ho semplicemente risposto che mi sarei presa il tempo di guardarli, analizzarli e mandargli un feedback, in realtà sembrava troppo bello per essere vero e questo ha fatto suonare multipli campanelli d’allarme.
Ci ho dormito sopra e al mattino la prima cosa che ho fatto non è stata aprire il suo link, ma effettuare ulteriori ricerche su questo personaggio di cui avevo una foto, un nome e cognome, un indirizzo @-mail e il sito del suo store.
Ho cercato il suo nome su Google e mi compariva “la qualunque” compreso il suo profilo linkedin, ma nulla di più, così ho inserito nella Search di Google il nome dello store e il suo nome e cognome, tanti risultati, ma nulla che associasse il suo nome allo store. Sono passata all’ultima prova, che consapevolmente e razionalmente sarebbe dovuta essere la prima: inserire nella search di Google da desktop la sua foto di profilo ( sottolineo da desktop perché con il mobile potrebbe partire Lens che non riconosce la persona, ma i prodotti che indossa) e … c’erano 2 persone con nomi differenti che corrispondevano all’immagine!
Finalmente qualcosa di serio da approfondire. L’altra persona era un tedesco, faceva un altro mestiere ed era anche lui su Linkedin e mentre sul “mio” americano risultava solo in profilo LinkedIn, sul tedesco vi erano tutte le informazioni collegate anche alla sua professione direttamente su Google come accade per ciascuno di noi.
La sensazione che si prova in questi casi è un mix tra delusione e felicità per non esserci cascata, e immenso dispiacere perché un truffatore resta tale e quindi potrebbe reiterare il reato.
Ho immediatamente segnalato il profilo scam e fake direttamente alla piattaforma che lo ospitava, quindi Linkedin e successivamente gli ho scritto nella messaggistica di Linkedin: “Come mai la tua immagine di profilo è la stessa di Link al profilo del Tedesco?”.
Nessuna risposta, solo il nulla cosmico!
Concludendo ho voluto raccontarti la mia storia affinché non accada anche a te e se on line ti dovessi accorgere che la cosa sembra “troppo bella per essere vera” è il caso di assicurarti che lo sia prima di fare qualunque cosa.
1 – Segnalare alla piattaforma e a google
2 – sporgere denuncia alla polizia postale
3 – Non cancellare le conversazioni perché serviranno come prova.
Questa è la mia storia, la prima su Linkedin, se è successo anche a te scrivimelo affinché il messaggio arrivi a più persone possibili.
#beaware
Annalisa