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Curiosità, studio e cultura: vi racconto il mio percorso scolastico

Oggi mi sono svegliata con il desiderio di raccontarvi il mio percorso scolastico.

Pronti a leggere?

In II media avevo già deciso che studi intraprendere una volta finite le scuole media primarie ed avevo già individuato l’istituto scolastico in cui avrei proseguito i miei studi, perché forniva un percorso sperimentale.
E’ abbastanza “SUI GENERIS” che un’adolescente di 13 anni abbia le idee chiare. Io avevo deciso che volevo continuare gli studi per ottenere un diploma ‘valido’ per il mondo del lavoro e lo volevo ottenere in quell’istituto tecnico commerciale statale per ragionieri che offriva il percorso sperimentale, in cui dattilografia e stenografia erano sostituite da Trattamento Testi, che consentiva nel 1997 di stare seduti di fronte a un PC.
Ero determinata, lungimirante e concreta.
Avevo scelto un Titolo di studio che, una volta conseguito, mi avrebbe consentito di entrare nel mondo del lavoro oppure proseguire gli studi in Università.
In III media, data la mia propensione allo studio e la mia affinità alle materie tecniche, i professori consigliarono insistentemente a me e ai miei genitori di iscrivermi al Liceo.
Io non volli sentir ragioni, da buona testona adolescente e mi iscrissi dove avevo deciso.
In II superiore avrei dovuto effettuare una nuova scelta:

  • abbandonare una lingua straniera e Geografia, a favore dell’Informatica (materia del tutto sconosciuta)
  • continuare la sperimentazione a cui mi ero iscritta inizialmente.

Di tutta la mia classe composta da 27 studenti, solo in 2 scegliemmo la nuova “sperimentazione”.

Perché scegliere l’informatica?

Una materia nuova, mi avrebbe aperto un altro scenario post diploma. Sarei uscita da quella scuola con la possibilità di lavorare sia nell’amministrazione che nella programmazione informatica di un’azienda.
Il fatto curioso è che la sperimentazione sarebbe stata sicuramente molto più difficile e ostica, ma io volevo conoscere e darmi l’opportunità di scegliere più avanti che fare del mio futuro.
Nel 1997 l’informatica in Italia era appena arrivata e quindi molto acerba, i linguaggi di programmazione diffusi erano pochi e non era noto lo sviluppo che avrebbe avuto, ma io lo volevo fare.
Il primo anno di Informatica fu davvero ostico: la comprensione del “linguaggio macchina”, la logica degli algoritmi, e il codice binario.
I miei voti iniziarono a vedere la sufficienza alla fine del II quadrimestre e non perché non mi applicassi o non studiassi, ma per la difficoltà di schematizzare nel mio cervello un linguaggio nuovo e sconosciuto.
Arrivai a far sì che mi piacesse anche l’informatica perché l’idea di fornire a una macchina una codifica e ottenere la risposta a una mia domanda (Query) era a dir poco “stupefacente”!
L’economia aziendale, invece mi annoiava a morte, quindi mi accorsi di aver fatto la scelta giusta nell’affrontare le difficoltà della nuova sperimentazione.
In V superiore, per prepararci all’esame di maturità, era prevista la creazione di un progetto di informatica da portare alla commissione esaminatrice, così iniziai il mio approccio con il web, ancora agli esordi: fare una ricerca dal Browser era un’impresa, mica come ora! Occorreva inserire il maggior numero di parole chiave specifiche e dopo un “tot” di tempo (la connessione internet era a 56K) forniva, il più delle volte, risultati diversi da quelli che auspicavi di ottenere, quindi anche la ricerca era una sfida.
Il nostro progetto era quello di fornire il Layout di un sito internet multilingue di un’agenzia viaggi che offrisse all’utente la possibilità di prenotare la sua struttura in tutto il mondo.
L’algoritmo iniziale per far partire questo progetto epico, lo strutturammo in 3, io e altri 2 ragazzi, ma in seguito la Prof decise di dividere la classe in due gruppi: uno dedicato alla grafica e uno alla programmazione, affidando ai ragazzi la parte della programmazione e inserendo me nella “squadra della grafica”.
A me la grafica interessava molto poco, quindi una volta fatto il mio compitino, mi fiondavo nel gruppo di programmazione di nascosto.
Ne uscì un bel progetto.
Fortunatamente quell’anno alla maturità uscì informatica come II prova e non economia aziendale.

Arrivata sin qui però non ero ancora soddisfatta e decisi che volevo laurearmi.
Sapevo che non sarebbe stato semplice, uscendo da un istituto tecnico, ma non volevo rinunciare a un’altra avventura.
Prendendo atto che non avrei mai voluto fare la Commercialista, mi misi a cercare quale facoltà potesse essere interessante e fornirmi buoni sbocchi lavorativi e rimasi affascinata da: Economia, Marketing, Comunicazione aziendale e Mercati Globali. Non per il lunghissimo nome, ma per le materie di studio che vertivano, non più solo sull’economia, ma anche su materie più umanistiche.
Poi io ho sempre avuto la “fissa” degli spot pubblicitari sin da bambina e che non mi è ancora passata e quindi mi iscrissi in facoltà contro ogni aspettativa di genitori, amici e professori, che mi avrebbero vista benissimo in un ufficio, seduta alla scrivania ad emettere fatture e far bilanci aziendali.
Per i primi 2 anni venivo regolarmente contattata da aziende per l’assunzione nelle mansioni di Ragioniera, ma rifiutai costantemente, accontentandomi di lavoretti in call center e co.co.pro come addetta alle vendite, per continuare gli studi che avevo iniziato e terminarli.
Alla prima lezione di Marketing e Comunicazione mi si aprì un mondo, un mondo meraviglioso!
Per non parlare delle lezioni di Pubblicità!
Avevo deciso che quello sarebbe stato il mio lavoro, era troppo interessante e affascinante e… al diavolo i conti!
Però le mie fatiche per imparare e comprendere gli algoritmi vennero premiate, perché fui una dei pochi studenti che riuscì a passare l’esame di Informatica al primo colpo (alcuni miei colleghi abbandonarono gli studi per l’impossibilità di passare questo esame “tosto”).
Iniziai a capire che, anche se solo dopo 25 anni di studio, la mia “vocazione” era per le materie umanistiche, ero riuscita a costruirmi un bagaglio culturale importante e ricco, quindi non avevo sbagliato, ora godevo di una cultura più ampia, e non verticale, che mi consentiva di spaziare e comprendere molte più cose.
Il giorno della Laurea, fu uno dei giorni più belli della mia vita, che ancora ricordo nitidamente e con il sorriso sulle labbra, una soddisfazione di una bellezza infinita.

Perché vi ho raccontato tutto questo?

Perché credo che dal mio percorso scolastico possiate capire qualcosa in più su di me e perché mi auguro che possa essere uno stimolo alla riflessione per chi lo leggerà.
In questo periodo storico la ricerca, la curiosità e lo studio sono sottostimati. Io credo che siano valori fondamentali, parte di un miglioramento personale costante nel tempo.

Grazie per aver letto di me, raccontami il tuo percorso nei commenti.

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